Pier Daniele Seu: l’uomo che ha elevato il fritto a gesto d’autore
Ci sono pizzaioli che si limitano a impastare, cuocere e servire. E poi c’è Pier Daniele Seu, che di ogni gesto fa un atto culturale. Entrare nelle sue pizzerie non è solo l’inizio di una cena: è un viaggio nelle visioni di un artigiano contemporaneo, che della leggerezza ha fatto la sua bandiera e dell’estetica il suo linguaggio.

Classe 1987, romano di nascita ma con sangue sardo nelle vene, Seu si è fatto le ossa sul campo, da autodidatta, tra ispirazioni raccolte da giganti come Bonci e Callegari. Ma il talento vero si è visto quando ha iniziato a camminare da solo, lasciando impronte riconoscibili nel panorama gastronomico italiano. Insieme alla moglie Valeria Zuppardo, ha fondato nel 2018 Seu Pizza Illuminati, nel cuore di Roma, a due passi da Trastevere. Un nome non scelto a caso: qui la luce, quella della ricerca, è accesa su ogni dettaglio.
E tra questi dettagli “ che poi sono protagonisti silenziosi di ogni esperienza “ ci sono i fritti. In una città dove supplì e crocchette rischiano spesso di essere trattati come preamboli frettolosi, Seu ribalta la gerarchia: i suoi fritti sono alta cucina travestita da comfort food. Ogni pezzo è pensato come una piccola sinfonia croccante, che vive del contrasto tra l’esterno dorato e la sorpresa del cuore, cremoso, sapido, equilibrato. È il caso del celebre Lingotto®, signature del locale, con ripieni che cambiano seguendo la stagionalità e l’ispirazione del momento: ricotta e ‘nduja, coda alla vaccinara, broccoli e acciughe. Una tecnica impeccabile, che azzera l’unto e moltiplica il gusto.


Con TAC – Thin and Crunchy, aperto nel 2024 nel quartiere Mostacciano, Seu mette a punto una nuova grammatica della romanità: una pizza tonda, sottile, croccante fino al midollo, che dialoga con fritti audaci e stratificati. Il supplì? Al telefono, certo, ma con un equilibrio da manuale. La crocchetta di pollo alla cacciatora è un omaggio alla memoria, rivista con occhi da chef. La lasagnetta di broccoli e salsiccia? Una carezza infarinata di nostalgia, che diventa espressione concreta di come la cucina popolare possa diventare raffinata senza perdere identità.


Pier Daniele Seu è, in fondo, un visionario con i piedi ben piantati nella tradizione. I suoi fritti non sono semplici: sono dichiarazioni d’intenti, miniature gastronomiche che raccontano una nuova visione, fatta di radici e sogni, di rigore e libertà. Un morso dopo l’altro, si ha la sensazione di assistere a un’evoluzione. E in quella crosta dorata, così sottile da sembrare velluto, c’è tutta la delicatezza di un maestro che ha deciso di parlare con le mani. Ma sempre con il cuore.




